12.13.2007
Il mondo fluttuante 6
Oggi torno al fantastico viaggio improvvisato in quel fantastico (seppur oramai tristemente lontano) 7 ottobre 2007...
Dopo aver visto il museo e spulciato il decoroso e turisticamente non troppo pedante negozietto interno e dopo aver mangiato i migliori udon del giappone, eccomi immerso in una fantastica campagna giapponese nel distretto di Nasu 那須, prefettura di Tochigi 栃木, dove faccioni di politici giapponesi mi sghignazzano ogni 500 metri, dal loro cartellone di plastica ben ordinato ai lati della strada, manco fosse pubblicità da rally...
Improvvisamente, la proverbiale sete giapponese, ci fa fermare davanti un negozietto in un paesotto. Dovrebbe corrispondere ad un versatile combini (il supermarket 24h), ma le luci spente e la mancanza di un qualsivoglia commesso mal combacia con la mercanzia esposta al pubblico e le porte aperte, dovrei dire gli shoji. Il grigiore del piccolo centro abitato che apprendo essere chiamato Batou 馬頭 in frazione di Nakagawa 那珂川 fa risaltare la figura della sfaccendata matrona giapponese che arriva di li a poco, a venderci tè e coca cola.
Ripartiamo per fare pochi kilometri ed ecco che appare in fronte a noi:
Stupito dalla meravigliosa costruzione (veramente imponente, nella sua leggerezza lignea) non mi rendo conto di ciò che di li a poco avrei ammirato, la mia prima collezione di ukioe (vedi post "Il mondo fluttuante 1" e link a wikipedia Ukiyo-e )!
Il museo è intitolato a Hiroshige Utagawa (o Hiroshige Ando), si chiama infatti "Nakagawa-machi Bato Hiroshige Museum of Art" (letteralmente "museo Hiroshige di Bato, città di Nakagawa" che fantasia questi giapponesi vero? tipo chiamarlo palazzo grassi o qualcosa del genere pare brutto?) costruzione di un certo Kengo Kuma, famoso architetto che in questo momento espone pure a Padova (chi viene con me a vedere, eh?).
Secondo particolare dalla stazione numero 44 della antica strada giapponese del Tokaido, il villaggio di pescatori di Yokkaichi; la foto l'ho fatta da una cartolina che ho spedito a casa, è un qualcosa di eccezionale l'intera stampa, ve lo assicuro.
12.10.2007
Cartine & Indirizzi
Che il viados si dia alle danze!Questa è una cartina della località dove ho avuto il mio primo, indimenticabile, incontro con le terme giapponesi. Notare il pescatore boccalone, l'immancabile coppietta che guarda la scimmia, e l'incomprensibile "Voi siete Qui".
Ecco una puntata sul come "risolvere" quei cumuli di caratteri che i giapponesi chiamano indirizzi!
Lezione numero 1
Se non state studiando giapponese lasciate stare.
Lezione numero 2
Se state studiando e non ci capite un cazzo, sperate che qualcuno vi dica ganbatte e riprovate dopo un pò, a volte funziona.
Lezione numero 3
Ecco qui un esempio di indirizzo:
日本栃木県那須郡那珂川町馬頭
(prova di immagine con indirizzo in Giapponese, per consentire ai non nippofiliaci, senza supporto per le lingue orientali, o senza linux o mac, di vedere i caratteri, non avevo voglia di fare lo sfondo trasparente, non me ne abbiate)
Immagino che sia così che lo scrivono in giappone, dato che così l'ho trovato su lettere, pubblicità, et similia. Anche se volete trovarlo su google earth o google maps dovete inserirlo così!
Ora rimpiango la poco funzionale ma umanissima impostazione degli indirizzi italiani, con cap enorme (che qui non ho incluso), righe sfalsate, etc etc...
Ecco invece la conseguenza di una cartina italiana (talmente accurata da essere incomprensibile, anche se confrontata con le cartine che dovunque si trovano nelle zone metropolitane Giapponesi):
Bellissima zona cimiteriale, con tanto di campane buddhiste in pieno vibrante utilizzo, nascoste alla vista; templi già chiusi dall'aspetto sinistro (sembra che per farli abbiano usato gli alberi della foresta malvagia di biancaneve) e Nam myoho renge kyo sparato alla massima potenza!
Notte!
12.02.2007
Il mondo fluttuante 5
La campagna giapponese
Una volta settato il navigatore integrato nella macchinetta familiare, ci trovammo , di pubblicità in pubblicità, in uno splendido ristorante tipico; una lunga scaffalatura con una splendida collezione di ceramiche locali, dall'aspetto estremamente raffinato, si snodava lungo il corridoio e le pareti delle salette interne dove, previa scalzatura, era possibile sedersi e mangiare qualcosa, protetti dalla lamina di carta delle porte e delle pareti interne.
Ad accoglierci arrivò un vecchietto che ci informò cortesemente che le cucine erano indaffarate per degli ospiti che sarebbero arrivati di li a poco, e che si sarebbe dovuto aspettare parecchio.
Per chi non avesse presente la cortesia giapponese, in italiano la traduzione più corretta dell'avvenimento sarebbe:
"Un vecchio arriva, e gentilmente ci invita ad uscire, che il locale era prenotato".
In un ristorantaccio veneziano, la traduzione sarebbe:
"Un vecio xe rivà e me ga mandà tuti fora dai cojoni".
Perdonate la parola, ma è dover di fanta-cronaca.
Partendo di fretta, trovammo un tranquillissimo ristorantino di udon di campagna, molto più rilassante per i giapponesi, in quanto non occorreva togliersi le scarpe per mangiare.
Ecco l'immagine di un magazzino per le riserve, se ne vedevano molti in campagna, ed erano la cosa che, presa singolarmente, più mi ricordava l'architettura cascinale italiana, chissà perchè...
Qui invece si vede un gruppetto di case, molto carine nevvero? nel complesso ricordano la campagna italiana, ve lo assicuro. Immagine presa dalla banchina di una stazione del treno andando verso l'aereoporto di Narita....
11.24.2007
Optional igenico
11.23.2007
Accoglienza in Giappone
http://www.dovesiamonelmondo.it/
I controlli a Narita hanno il pregio, per i più fortunati, di essere paragonati a quelli di heathrow (Link inglese solo, vi spiegano che se vi siete vestiti male ci perderete mezza giornata, oltre che virilità, pazienza e diritti), quindi tutto va che è una meraviglia, già coccolato da quello che ho scoperto essere la normale attenzione al servizio che i Giapponesi offrono.
Pure l'imbarco, successivamente, si dimostrò veloce e simpaticamente accattivante, grazie alla vecchietta che frugò la mia valigia in pubblico, ma si sa, le vecchiette si fanno perdonare tutto...
Ora mi voglio concentrare su quello che sta succedendo in giappone, che corrisponderà alla mia o vostra prossima esperienza di viaggio.
La linea di base è quella che max ha esposto con il questionario: all'ingresso nel paese verrete schedati, con foto ed impronte. Sottoposti a verifica nei server del ministro degli interni giapponesi, memorizzati come gaijin al quale è stata offerta l'opportunità di stare nel più sicuro stato del mondo.
Non ho nulla da nascondere, posso mostrare loro anche la sgommata delle mutande senza problemi no?
Magari! I vari problemi identificati sono molteplici:
- Problemi generici nel mantenere un'assoluta sicurezza dei tuoi dati personali nel procedimento controllo passaporto (il vostro RFID con tutti i dati può essere letto a distanza da maleintenzionati), memorizzazione foto ed impronte, invio al server, contenimento e protezione dei dati immagazzinati.
- Controllo fin troppo assomigliante ad una semplice reintroduzione della legge di schedatura sugli immigrati, in vigore fino al 2000, questo per dire, sei straniero, puoi delinquere.
http://www.asahi.com/english/Herald-asahi/TKY200711190342.html - Il punto sopra vale in quanto non v'è richiesta ai giapponesi di effettuare tale schedatura, e che il terrorismo in suolo giapponese esiste, ma è condotto e controllato da Giapponesi.
- Altri ed eventuali che spero di non dover sperimentare (come la macchina fotografica che non riesce a prendere la foto di persone più alte della media giapponese, vietato l'ingresso a band musicali di grosso calibro in passato entrate senza problemi, etc etc )
Raverianamente parlando: lo spazio igenico tra antropologia, società e pazzie
Tant'è vero che la concezione dello spazio igenico maschile è più elastica di quella femminile: gli urinatoi sono uno affianco all'altro, si piscia in compagnia diciamo, senza troppi problemi!
Ditemi voi..avete mai visto un cesso con il ghiaccio???????? Vi prego commentate se ne avete mai visto uno perchè io davvero ci sono rimasto secco all'impatto!!!
Sta di fatto: perchè il ghiaccio sul cessooOooOoOooOOOOO??!!????
E c'è di più!! i camerieri del locale, per enfatizzare ancora di più la trovata, usavano i recipienti per il ghiaccio per tenere in fresca lo champagne per "ricaricare" l'orinatoio, ogni qualvolta esso si liquefacesse sotto il getto bollente dell'urina!!! ma dico...siamo fuori!! io non ho mai sentito di una cagata simile!!!
Ad ogni modo...motivo per cui hanno avuto sta bella pensata?:)
Dato che sono giapponesi 8e della specie cazzara:), è molto difficile immaginare una motivazione che va al di là del semplice gusto per la stravaganza e per il suo potere innovativo e libidinoso che l'operazione ha in sè: io la mia ipotesi l'ho fatta...quando urini sul ghiaccio puro, lo sbalzo termico oscilla tra gli 0° gradi e i 33° centigradi circa all'istante del contatto e il ghiaccio comincia a scoppiettare piacevolmente:).....
Cesso primordiale giapponese! EH?
allora??
Guardate che esempio di architettura neolitica d'alto livello!! E il tocco di classe? quel mirino tracciato in grande stile??hah hahhaa!!
Beccato tra le fronde del tempietto di Hayama(dov'era casa nostra, sigh..) sulle rive del mare della baia di Shonan!!!
Pensate: mare, cullati dal suono di docili onde e dallo stormire delle frasche di palme e abeti(??), all'ombra dei tetti MOKOSHI del tempio e col sedere che vibra, accompagnado la soave melodia con squisite flatulenze...
******
"Oops, I..did.. it again!!" ...
Queso post potete anche sommergerlo di insulti e ortaggi putrescenti dato che c'entra davvero una tega...:) vabbè ma mi sono sfogato!
Eppoi qualcosa di Giapponese c'è! E anche stupefacente!
"Occupato!"
Il modello rosa, adatto ad ambienti signorili e distinti, per persone che non disdegnano un tocco di femminilità nella propria intimità.Ritrovato in uno studio dentistico nei dintorni di Ebisu (zona Shibuya), il water in questione (anche se è quasi un'eresia chiamarlo solamente water) è stato testato dal sottoscritto.
Estetica 8
Comodità 8
Pulizia 9 (probabilmente grazie alle cure continue della segretaria del dentista Nezumi).
Il modello successivo è un modello "Partiamo liberi", reperito all'aeroporto di Narita appunto, per le sedute dell'ultimo minuto.Di minore equilibrio estetico rispetto al precedente, il pregio di questo water è comunque la classicità delle linee unita ad una tinta, il colore bianco, che si sa, "sta bene con tutto ma si sporca subito".
Estetica 6
Comodità 8
Pulizia 8
L' ultimo modello è un modello casalingo, adatto ad ambienti familiari, ritrovato in quel di Hayama.Come si può notare dalla foto, nonostante comprenda elementi estetici assolutamente fuori luogo come le rubinetterie in finto oro vero, il water si sposa abbastanza bene con la quotidianità.Un colore discreto, leggermente tendente al "crema" causa vetustità
Estetica 6
Comodità 6
Pulizia 6
Toilette giapponese
Minzione Giapponese 2: evacuazione totale
Forse l'ossessivo rispetto che in Giappone provavo per ogni singola cosa mi ha impedito di prendere foto di molte cose. Impegnato anche come ero a suggere dalla nipponica coppa tutto ciò che mi veniva offerto, non mi son accorto di essere tornato con tante foto di water (e nessuno di bagni termali pubblici con bellezze locali)...
AGGIORNAMENTO
Wikipedia è arrivata prima anche in questo, per chi volesse una più approfondita conoscenza del fenomeno incriminato ecco a voi questo link.
Una volta realizzato dove mi sentivo più a casa (grazie magister), ecco subito comunicarvelo, offrendovi una rapida carrellata di vasi sanitari giapponesi...
Bellissima coniugazione di termini: un classico bagno "turco" giapponese, foto cortesemente prestata da wikipedia (troppo bella per non metterla)...
Ecco un posto in Giappone dove i giapponesi (a giudicare da come l'ho trovato alle 9 di sera) non vanno mai: il bagno a 300m di altezza della tokyo tower!
Chissà quante meravigliose funzioni celate da quel non tanto familiare ammasso di porcellana e plastica...
I love Ginza! 銀座が大好き。Amo Ginza!
Rapida legenda del bagno con descrizione per i normodotati senza lingue orientali.
トイレ (TOIRE, versione ristretta del termine toilette)
トイレット (TOIRETTO, versione completa di toilette)
便所 (BENJYO, water o toilet)
洗面所 (SENMENJO, lavatoio o stanza che include un lavabo )
お手洗い (OTEARAI, sinonimo di benjyo)
Per chi di voi non avesse ancora realizzato il grado di pazzia degli autori di questo blog, godetevi questa orribile vista.
11.21.2007
Ame hyouku! (trad. "A me gli occhi")
"Ame" pioggia, "Hyoku" fertilità.
Una pioggia spermatozoica, tipo.Come la cultura nipponica di cui vi inondiamo giorno dopo giorno, e con cui vi fecondiamo!Eh, che belle immagini eh...? -.-
Salve simpatici ragassuoli.Mi piace come sta andando questo blog, nonostante voi lettori non dimostriate nei commenti sufficiente affettuosità.Noi siamo come dei poveri cucciolotti indifesi, chiediamo solo una ciotola (magari di Katsudon) e un pò di coccole.Ma tant'è, noi andiamo avanti, sicuri che prima o poi vi sbilancerete nei commenti..:).A tal proposito, sulla destra, se notate, ho aggiunto un sondaggino su una news fresca fresca.Il sondaggio durerà un mesetto a partire da oggi, e spero lo troverete interessante motivo di discussione.
Tornando all'argomento post, ringrazio pubblicamente (e pubicamente) il buon Giullo che si applica quasi quotidianamente nel fornirvi simpatiche e gradevoli pillole dal sapore nipponico, e ringrazio ovviamente il buon Davidone che prepara i suoi post con estrema minuzia e dovizia dei particolari.Per quanto concerne me...prima o poi scriverò qualcosa anche io, via...per ora dò una riassestata al layout et similia..non vogliatemene.
Continuiamo così...e via tutti a votare il sondaggio!
(e a proposito di kouban, replico al buon Giullo con il fantastico Kouban del parco di Ueno)
11.19.2007
Scatola di Polizia 交番
Non è una nuova sigla della prolifica Cristina D'Avena ne dei suoi collaboratori Gem Boy, bensì il nerbo portante della falange armata Giapponese: il posto di polizia!
Questi piccoli (c'era da stupirsi?) contenitori di "bracci lunghi della legge" sono chiamati kouban (交番), si trovano un pò dovunque e hanno quasi sempre un baldo poliziotto pronto ad aiutare il popolano indifeso del momento.
Hanno orari di apertura, un proprio numero di telefono fisso, e sono schivati dai Giapponesi la sera tardi.
Questo qui è quello di Ginza (area metropolitana di Tokyo), vicino al kabukiza, il teatro di kabuki di cui parlerò più avanti.
11.17.2007
11.16.2007
Il mondo fluttuante 4
Continuerò comunque a rimanere off-topic fino alla prossima meta di quella famosa giornata, dedicata all'arte giapponese.
Continuiamo dunque con le sorprese di quel bel museo quale era il kodokan!Demoniche navi nere (Kuro Fune 黒船) dalla devastante potenza distruttiva!
Testimonianza diretta di quelle giornate che dall'8 luglio 1853 videro per la prima volta il contatto tra la cultura americana, in piena espansione commerciale (mai fermata), e quella giapponese, abbastanza saggia da riconoscere che una nave a vapore con 8 cannoni a lunga gittata e 21 medi (quando loro avevano solo sentito parlare del carbone per trainare una nave) era abbastanza per riaprirsi al mondo esterno; figurarsi quando arrivò il commodoro Perry con 4 di queste, dando un anno di tempo per una risposta affermativa (tornò con 8 navi).
Ecco il sigillo, con le pesanti catene e la rossa polvere. I caratteri dei sigilli provengono dalla più antica scrittura, e sono quelli che più possono essere chiamati ideogrammi, tra i logogrammi usati da sempre in Giappone.
Quante emozioni e diversi atteggiamenti possono essere ravvisati in questo condottiero? Quando noi cercavamo di arrivare il più possibile ad una rappresentazione realistica delle cose, che non seppe tener testa alla fotografia e alla tecnologia seguente, in Giappone si era sempre seguita una diversa filosofia nella rappresentazione delle cose...
11.13.2007
Il mondo fluttuante 3
Ombre e luci continuano ad accarezzare la pelle come trine di tende in sfarzose ville palladiane, ci credereste che non avevo proprio mai pensato di andare in un posto così e mi ci sono ritrovato in mezzo?
11.12.2007
Il mondo fluttuante 2
Il giardino del kodokan Alcune immagini del giardino esterno e un cortile interno.
Una cosa che sempre ha colpito l'animo è stata la natura che in templi , santuari, scuole e chi più ne ha più ne metta, è stata imbrigliata e portata alla massima rappresentazione di quello che essa è: spontanea rivelazione della grandiosità della vita.
Infatti, pur essendo importante in quasi tutte le scuole filosofiche orientali il rapporto con l'impermanente e con l'illusione della realtà, molto spesso anche i più grandi maestri avevano piacere nel soffermare lo sguardo in un bel giardino.
In giardini giapponesi però non è semplice vedere il brutale controllo che sempre un giardiniere è costretto ad usare sulla natura, come invece ci ritroviamo ad ammirare in un giardino all'inglese.
L'erba tagliata è sempre presente, ma per il resto le forme vengono sempre dettate dai componenti naturali, e mai dalla forma di una cesoia. E' possibile quindi notare, camminando sulle sconnesse pietre del giardino, angoli dove la vegetazione sembra spinta all'estremo della sua improvvisazione:Altre cose che si potevano trovare in questo giardino da meditazione, camminando tra le pietre sconnesse nell'erba, erano un piccolo boschetto di bambù, che oltre a raffigurare la resistenza alle avversità, propagava un suono unico e particolare, quando il vento faceva battere tra di loro le fitte canne.
11.11.2007
Il mondo fluttuante 1
Mondo fluttuante, solitamente conosciuto per i dipinti (ukiyoe, 浮世絵: dipinti del mondo fluttuante), un concetto che tanto ha mosso il cuore giapponese, che ha radici profonde nel passato del Giappone, e le cui lunghe fronde arrivano fino al futuro del mondo (fu lo stile che più influenzò, direttamente, artisti di fine 1800 come Van Gogh).
Con esso porta tutto quel senso di ironica visione della caducità delle cose, di un modo di intendere il mondo aspro, visivamente potente ed emotivo, ma al contempo delicato e raffinato, pulito nella sua continua raffinazione stilistica.
Con questo pretesto vi accompagnerò attraverso una prigione/scuola e un museo d'arte che ho visitato il 7 ottobre 2007.
Con mia estrema sorpresa, la mia arrendevolezza nei confronti dei modi gentili delle persone che mi hanno ospitato ha portato un mio ospite; un uomo sulla cinquantina simpaticissimo, che vive lontano dalla famiglia per motivi di lavoro, ad accompagnarmi in un bellissimo complesso scolastico usato anche come prigione per un personaggio famoso della metà del 19° secolo.
La vita li doveva essere sicuramente dura, ma i piaceri raffinati che li potevano essere trovati trasparivano dalla sobria semplicità delle rifiniture di lusso.
Cominciamo dal parcheggio che mostra dal fuori questo complesso, circondato da muri di un bianco sgargiante nella mattinata giapponese. Confina a nord con una scuola media attualmente usata, segno che se si trova una buona posizione per una funzione, perché cambiare? che sia a causa della geomanzia cinese?
Ecco una stanza per le accoglienze, si apre su un cortile, e l'enorme tokonoma (link inglese. Alcova per immagini cerimoniali) che stava alle spalle del capo della scuola fa intendere quanto rilevante l'uso dello spazio ai fini di impressionare con il proprio status gli ospiti.
(Per chi si fosse perso le puntate successive trovate l'elenco QUI.)
11.01.2007
Sanpei&Ippei VS TrioVeneto 0-1 (ma siamo sicuri? :)
Per essere onesti e onorane il gesto, max ne ha portate ben due, perchè io, pescatore d'alto livello che sprezza la volgare attività ittica per darsi solo all'altura(..............) di canne da pesca ne avevo una sola, telescopica, che in realtà è il bastone allungabile di Goku, non nel senso che si allungava a comando ma che aveva la staffa di base lunga di per se una decina di metri...senza contare le altre sei..mannaggia insomma in valigia, nonostante questa fosse alta quattro metri per tre, non c'entrava...grazie mille Max!!..il Marchetto aveva invece la sua bella cannetta, con tanto di attrezzatura che avevamo pattuito portasse lui perchè unico ad essere già equipaggiato di tutto, senza io e max dovessimo andare a far spese inutili per ami e roba varia che poi non avremo usato tornati in patria..
Già durante la nostra epica preparazione per il viaggio, dunque, avevamo inquietato il Giappo con la nostra bieca intenzione di fradoargli un po' di pesciolame!...
E noi ci siamo andati a pescatre! Pochino, ma ci siamo andati!...siamo andati come già detto, solo due o tre volte (max non ricordo se tipo la volta degli scogli era la stessa di quella del pontile..) con risultati direi abominevoli...........
眩しき富士山 - L'albicante cacume Fuji
10.28.2007
アイスクリ-ム時間。L'ora del gelato
Per coloro che non sanno, i conbini sono una realtà commerciale ben radicata in Giappone, che prevede questa diffusione capillare, in tutto il territorio, di piccoli negozietti, una sorta di bazaar, dove trovare "un pò di tutto", aperti 7 giorni su 7, 24 su 24.Il loro nome deriva dall'ennesima contrazione occidentalistica di "Convenience store".Dai salarymen che magari all'ultimo momento si trovano coi calzini bucati, o un bottone della giacca lì lì per cadere, alle casalinghe che hanno finito la salsa di soia, dai giovani spiantati che in crisi di astinenza non hanno più nessun giornalaccio semierotico da leggere, al distinto "naninani-sama" che si vuol sgranocchiare qualcosa: tutti hanno bisogno di un conbini sotto casa.E lasciatemene citare uno per tutti, senza togliere nulla agli altri: Lawson.
Questo simpatico, cordiale luogo di piacere, inteso in senso palatale.Da Shibuya a Tamaplaza (nonostante la sua scoperta troppo tarda, poichè agli inizi si andava già di Family Smart), fino ad Hayama, dove il suo regno era incontrastato."Gelato?!" era la parola d'ordine.Sapendo di trovare sempre un buon compagno fidato di Gelatizzazione, mi rivolgevo a colpo sicuro, chiedendolo a Davide.Sapevo non mi avrebbe deluso.E così prendi, esci dalla casetta chiudendo la maniglia, senza preoccuparti di giri di chiave, o lasciare le luci accese per dissimulare ai ladri presenze.."Siamo in Giappone", pensavamo a ragione, "forse il posto più sicuro del mondo".Sciabattando per le stradine di una che altro non è che lo stampo fedele della più classica località in riva al mare, immersi nel più totale silenzio rumoroso e magico delle montagnole circostanti, con passo deciso e godurioso, ci godevamo questi dieci minuti di stradina.Senza esserci mai davvero abituati, attraversiamo la strada guardando prima a destra, e solo poi a sinistra (visto che in Giappone, per chi ignorasse, hanno la guida nell'auto al posto destro, ma in strada tengono la sinsitra), e arriviamo, tra un semi e l'altro, alla nostra meta.Non me ne voglia il Lawson Shibuyano, del quale magari parlerò più avanti (o del quale magari lascerò parola al buon Nonnina), ma perdonatemi se non voglio tirare in ballo luoghi comuni, quando dico che il gestore del Lawson di Hayama era (ed è) un simpatico, grande grosso similbonzo (con un figlio probabilmente però mai cresciuto dentro, e sempre un pò bambinone), che dai, dai tre, dai tutte le sere, dopo una settimana ci saluta con larghi sorrisi, e ci riconosce non appena varchiamo la soglia.Con la sua divisa a righe azzurrine e bianche ci aspetta in cassa, al varco, con noi che andiamo a pagare il nostro gelato.E non un gelato normale..ma di questo vi parlo un pochino più avanti, con un esempio fotografico lampante.Una sera è riuscito addirittura a dirci "Ah, ieri menta, oggi questo", ricordandosi esattamente quindi cosa avessimo comprato il giorno prima.Serve che vi faccia notare, quanta genta possa recarsi durante il giorno in questi posti, e quanta gente compri il gelato, in una afosissima estate giapponese?E lui imperterrito che ci spiazza con la sua straordinaria memoria.E noi, come due idioti, colti alla sprovvista, senza parole, senza ribattere quasi nulla.Come ci siam sentiti piccoli..ma al tempo stesso, ci si è gonfiato il petto di orgoglio.Riconosciuti, ricordati.O trovare in cassa suo figlio, altra esperienza unica..:D.L'uomo che adora la parola "chodo" (che indica il dare\ricevere i soldi esatti, senza resto) più di chiunque altro,e che ti accoglie con questa sua vocina altamente dissonante rispetto la sua cicciolesca corporatura...e ride, sorride sempre.
E noi paghiamo i nostri MISERI (non perchè lo siamo noi, ma perchè altro che prezzi occidentali, là il massimo per un gelato son 200 yen, corrispondenti a 1 euro e 20 circa, il prezzo medio è 105, e si può avere un ghiacciolo [che non è come i nostri, che succhi e resta il pallido ghiaccio...] per 78 MISERI..lasciatemelo ripetere...yen.78 Yen sono nemmeno 50 cents di euro...ci rendiamo conto?
E poi che gelati...guardate, non fosse che la foto parla da sola, ma voglio "sprecare" delle parole per questo gelato (nell'occasione preso a Tamaplaza, ma poi, rimastone folgorato, ho concesso più e più volte il bis)
Gusto: anguria.Direte voi, "bleah, l'ho provato una volta anche in Italia, il gusto anguria...ma sa di cetriolo!".Così pensavo anche io, quando ero giovane e ancora acerbo, forse non pronto a lasciarmi sorprendere dal Giappone.Lo prendo, lo scarto, addento.Subito mi colpiscono la forma a fetta di cocomero,e la sua solidità, nonostante l'apparenza da ghiacciolo.Secondo, il gusto.Perfetto, cocomero ben maturo, dolce e zuccherino al punto giusto.Ci sono anche i semini, di cioccolata.Sfiziosi, perfetti, fedelmente riprodotti.Mangi, mangi, godi..tra un orgasmo palatale e l'altro, arrivi addirittura alla scorza... "Come una vera fetta di cocomero!" pensi.Già, il gusto della parte finale, (che tra l'altro anche cromaticamente rispecchia la realtà, sfumando dal rosso al verde, passando per il bianco) è sempre anguria, ma è meno dolce, più neutro.Quasi fosse davvero buccia.Fidatevi, un'esperienza, per quanto riguarda i gelati, unica.Mi spiace dirlo, compete addirittura con il jumbo, e siate consapevoli del conflitto interiore che sento, mentre affermo ciò.
"Davide, Gelato?!"
Sob.
10.26.2007
La natura del Giappone
Nel mio caso è stata la pubblicità ad attirarmi molto in Giappone, tema a me tanto caro (vedi: odiato) qui in Italia quanto nel bel paese da noi amato. Ora basta con i convenevoli ed ecco a voi una carrellata alla quale seguirà un commento di ampio respiro sulla natura del giappone come mai avete visto, in risposta anche ad un post dei grandi di youkosoitalia. Campagna giapponese: un esempio. Sapete dire quanti cartelli stradali sono pubblicità e quanti no?
Famosa metropoli nipponica, sapete dove è stata scattata questa foto?
Ecco un vero e proprio tipo cool (figo, kakkoii かっこいい), di stampo matrixiano (si intuisce dalla donnina vestita di lattice) che ci incita a bere quella cosa che li viene chiamata caffè, per conto della The Coca-Cola Company.
A queste cose si aggiunge la mia sorpresa nello scoprire come fanno ad orientarsi senza nomi delle strade con il navigatore satellitare:
"Al McDonald's, svoltare a destra"
Non aggiungo altro, io ho tratto le mie conclusioni, voi fate le vostre, che intanto proseguo con il corollario sulla natura del Giappone.
Di risposta al post (che mostrava una collezione di pietre, suiseki 燧石 ), che faceva riferimento alla sensibilità da sempre insita nel popolo giapponese per la natura, ecco la mia risposta.
Ritengo che il discorso sul 物の合われ (mono no aware, la sensibilità delle cose) sia molto generalista e dall'approccio antiquato, in quanto chiunque si rechi in Giappone, studioso dell'arte giapponese, si può rendere immediatamente conto del fatto che non è la natura in quanto insieme dei suoi componenti fisici che interagiscono tra di loro a colpire il cuore e la mente nipponici (kokoro 心).
Pensando al paesaggio urbano, e ai mille modi nei quali la cultura Giapponese è usa a piegare la natura, è più un concetto di "materiale" che compone gli oggetti e della sua "riconducibilità poetica" ad essere amato; per farmi capire vorrei continuare ad elencare termini della letteratura giapponese del 1200: utamakura (歌枕 toponimi poetici), uno dei termini del kago (歌語 linguaggio poetico).
Con essi si intende il concetto giapponese di attribuire a determinati luoghi, in questo caso, ma genericamente identificabili come "materiali", determinate proprietà, qualità o ricordi (di volta in volta poetici, religiosi, ideologici o politici).
Questi "materiali" possono poi venire ricercati, usati o protetti a seconda della popolarità che essi acquisiscono. Una vera e propria "pubblicità delle cose", che mai arriva ad un concetto di "amore per la natura" che spesso viene indicato esplicitamente o implicitamente come facente parte della cultura giapponese, mentre è tipicamente di origine occidentale.